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Rapporto Consob 2022: gli italiani e la finanza

14 Mar 2023 - Argomenti di rilevanza

Gli italiani si fidano più di amici e parenti che dei consulenti! La rima, involontaria, sottolinea come, a meno che l’italiano (medio) non abbia la fortuna di annoverare nella propria schiera di amici un consulente finanziario, tende a gestire in maniera approssimativa il proprio potenziale tesoretto da investitore.

L’ottavo rapporto CONSOB sulle scelte di investimento delle famiglie italiane, relativo al 2022, ci consegna un quadro sulla gestione dei soldi da parte degli italiani poco lusinghiero.

Paure, poca fiducia nei professionisti e tendenza a fidarsi piuttosto di prodotti atipici e degli “sconosciuti” che li manovrano.

Gli italiani conoscono meglio bitcoin (valute digitali) e fondi comuni di investimento che azioni ed obbligazioni, che poi compongono il mondo dei fondi comuni di investimento.

Alla consapevolezza sul fatto che il professionista prima di dare consulenze debba conoscere le caratteristiche del cliente e presentargli soltanto prodotti adatti (valutazione di adeguatezza) si contrappone poi, di fatto, lo scarso ricorso ad esso.

Gli intervistati hanno ammesso di avere conoscenze finanziarie limitate, anche a partire dai concetti più semplici, quali “inflazione” e “investimento”, ma inspiegabilmente non sembrano nutrire fiducia in chi possa guidarli.

Inflazione, diversificazione, relazione rischio-rendimento, interesse semplice e rendimento atteso di un investimento continuano a essere nozioni sconosciute e di difficile interpretazione.

Italiani popolo di poeti, santi, navigatori ma non di investitori

L’ultima indagine Consob è impietosa riguardo l’alfabetizzazione finanziaria degli italiani, che si rivela spesso mediocre e scarsa.

Il Report on financial investments of Italian households 2016 (Rapporto sugli investimenti finanziari delle famiglie italiane) ha confermato il “basso livello di conoscenze finanziarie delle famiglie italiane”.

Gli italiani non pensano a diversificare per ridurre i rischi, solo un 6% degli interpellati (circa 2000 persone) è risultato consapevole del fatto che occorrerebbe suddividere i propri risparmi in più prodotti finanziari, anziché concentrarli in uno solo.

Secondo la Consob ci si dovrebbe attendere una consapevolezza del genere in un campione ben più ampio.

Gli italiani quindi odiano i rischi, ma di fatto non fanno nulla per evitarli.

Amano il risparmio e cercano di preservare i propri soldi, ma nel momento in cui decidono di investire si dimostrano molto superficiali, chiedendo consigli ad amici e parenti, piuttosto che a professionisti qualificati.

Relativamente alla possibilità di aumentare le proprie conoscenze finanziarie? Una possibilità che valutano ma non attuano.

La percezione del consulente finanziario

Ovviamente si tratta di un campione, ma il fatto che soltanto il 39% degli investitori italiani presi in esame sappia che la prestazione dei consulenti finanziari è riservata ai soggetti iscritti all’Albo unico dei consulenti finanziari, resta un dato poco edificante.

E se il 34% si rende conto che la consulenza costituisca un servizio a pagamento, un preoccupante 60% dichiara di non essere disposto a pagarla.

Va bene che il 68% sa che il consulente professionista dispensa consigli specifici basati sulle caratteristiche del cliente, la restante considerazione non è rassicurante.

Le famiglie spesso rifiutano la consulenza perché la ritengono viziata da conflitti di interesse, o magari non attribuiscono al servizio un reale valore aggiunto.

Tutto questo si potrebbe spiegare con la costante tendenza degli italiani a preferire il fai-da-te, con tutti i rischi che comporta, piuttosto che pagare commissioni per un servizio che ridurrebbe i rischi.

Chi si è rivolto ad un professionista spesso ha optato per investimenti sostenibili, verso i quali esiste l’interesse ma non si concretizza: lo farebbero/faranno ma non lo hanno ancora fatto anche perché, pur non conoscendoli, li ritengono rischi elevati e poco redditizi.

Il senso dello studio era quello di attenzionare il modus operandi degli investitori italiani, testarne le conoscenze e le abitudini, al fine di ottenere uno strumento utile alla loro tutela.

A questo punto, resta solo immaginare che se l’investitore non va dal consulente magari tocca al consulente fare un passo in più verso l’investitore.

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Marco Buscemi

Sono un consulente finanziario con esperienza ventennale, certificato EFPA EFA, ed inoltre svolgo la figura di formatore presso la Mediolanum Corporate University. Con l’azienda per cui lavoro coindivido gli stessi valori. Sono convinto che il ruolo del consulente finanziario abbia una valenza sociale ovvero il mantenimento del benessere.

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